venerdì 26 febbraio 2010

Topolino – quarta parte (Il “chiappacani” Gambadilegno)



Le strisce giornaliere di Floyd Gottfredson appaiono già sui numeri 11 e 14, con alcune strisce, rimontate, della sequenza dal 16 novembre al 5 dicembre 1931, ovvero la deliziosa vicenda del fidanzamento di Orazio e Clarabella:



Segue, sul numero 15, col titolo Le disavventure di Pluto, l’intera sequenza da della storia conosciuta in seguito come Topolino e l’accalappiacani, ovvero la produzione di dailies dal 13 al 25 febbraio 1933:


La storia viene impaginata tutta insieme, su un singolo numero. Appare Gambadilegno, che qui è chiamato genericamente, con gustoso toscanismo, “Il chiappacani”:


Ma è solo col numero 24 (10 giugno1933) che inizia la Grande Avventura disneyana. La prima vera e propria storia “eroica” di Mickey pubblicata in Italia su Topolino è Le prodezze di Topolino aviatore (giornaliere dal 27 febbraio al 10 giugno 1933): Mario Nerbini, che evidentemente si è accorto della straordinaria qualità delle strisce, preferisce ignorare le dailies precedenti e partire con quelle immediatamente a ridosso dell’uscita del settimanale! La pubblicazione della storia non è infatti ancora terminata, negli USA, quando Nerbini la impagina su Topolino, dandole un rilievo straordinario: la pubblica infatti al ritmo di quattro pagine (19 strisce) per volta, con un singolare sfondo giallo. Ancora si avverte la necessità di inserire delle didascalie posticce, sotto le strisce, ma la narrazione per immagini ha una tale forza da renderle praticamente invisibili:




La sequenza che segue ha quanto meno ispirato, ottant’anni dopo, gli sceneggiatori del lungometraggio Up:


Gambadilegno e Annibale (che poi cambierà nome) sono i due irresistibili “cattivi” del memorabile episodio. Ma il primo è ancora chiamato col solo nome proprio, ovvero Pietro, traduzione letterale del Pete originale. Vedremo in seguito quando sarà usato per la prima volta il celebre… cognome.



Non si tratta, comunque, della primissima avventura classica di Topolino apparsa in Italia. Questo primato, anche se per poche settimane, spetta alla classica storia Topolino e Orazio nel Castello Incantato, pubblicata sul Supplemento di Maggio a Topolino. Sul numero19 della testata principale si annuncia l’uscita della nuova pubblicazione, di cui parlerò prestissimo:



Cos’è, che funziona maledettamente bene, in questa storia, e nelle altre che verranno? Direi, soprattutto, la grande intelligenza. Le storie del Topolino di Gottfredson (come quelle di Barks, come quelle di Scarpa), sono creative sia dal lato puramente artistico, che da quello mentale. Stimolano il cervello. Anche se l’ho già detto, mi piace rimarcare che queste avventure di Topolino restano ancora perfettamente attuali: sono, allo stesso tempo, espressione irripetibile del gusto e della sensibilità degli anni Trenta, ma anche opere d’arte universali ed eterne. Sono sicuro di non esagerare.


Intanto, dal n. 13, è cambiata (decisamente in meglio) la grafica della testata:



La testata cambia ancora col n. 43: resterà immutata fino alla fine del 1936, quando il settimanale sarà già da tempo nelle mani di Mondadori:


Le tavole che seguono appartengono all’episodio di produzione domenicale di Mickey Mouse, conosciuto da noi col titolo Topolino contro Wolp. Nerbini, come vedremo tra poco, pubblica gran parte delle sundays in questione sul grande Supplemento, altre sul leggendario albo omonimo e alcune qui, sul Topolino settimanale:



Prima che si faccia un po’ d’ordine, sui periodici Disney in Italia, ci vorranno un paio d’anni…

martedì 23 febbraio 2010

Topolino - terza parte (arriva Pippo!)

Le tavole domenicali di Mickey Mouse appaiono finalmente sul numero 7 di Topolino, che in un certo senso è il vero primo numero del settimanale. Il ritratto di Minnie è dunque la prima storia a fumetti “originale” di Topolino pubblicata in Italia:


È forse lo stesso direttore Paolo Lorenzini a confezionare delle strofette in rima, sullo stile del Corriere dei Piccoli. Per fortuna, si decide di non modificare le tavole originali, lasciando al loro posto i balloons: si rivelerà una mossa vincente e di enorme portata storica. Non si tratta infatti di “nuvolette” residue, come dimenticate (era già accaduto altrove, perfino su Jumbo), ma anzi viene rispettato il linguaggio per immagini originale, e sono le didascalie ad apparire inutili, anche al lettore d’epoca.
Notate come il nome “Minnie” sia stato lasciato nella versione originale del lettering. Chissà chi erano il traduttore e soprattutto l’abile calligrafo



In attesa che arrivino altre tavole e strisce dagli Stati Uniti (per nave, ovviamente), Nerbini commissiona ad alcuni autori italiani altre tavole apocrife, ma stavolta autorizzate da Walt Disney. Sono Buriko e Vitelli i primi Disney Italiani in piena regola, con tanto di… certificato DOC:



Da notare che l’autorizzazione formale proviene ancora dal King Features Syndicate, che rimarrà il distributore delle strisce e delle tavole Disney.
Lino il Topo non è il solo... mutante disneyano ospitato nei quattro numeri del settimanale che precedono l’arrivo trionfale del “vero” Mickey Mouse. Abbiamo, affidati a diversi disegnatori, Rodilardo e Topinetta e Sorcettino (compare di Pisellino):




Ed è irresistibile il “Sorci Jazz” di Giove Toppi, sul numero nove:


Il jazz, altra grande moda degli anni Venti e Trenta, sinonimo di novità, di libertà, di America e di aria frizzante (di contro alle cupezze di adunate oceaniche e di sabati fascisti) è presente spesso, in questi anni, su Topolino e altrove. Ecco ancora Sorcettino di Vitelli:


È anche l’epoca del primo Jazz italiano. La foto che segue me l’ha data Anna Maria Pivato, titolare della straordinaria etichetta Riviera Jazz Records, che ha salvato, letteralmente, tesori musicali straordinari, e ritrae la leggendaria orchestra Blue Star di Pippo Barzizza al Grand Italian di Genova. Si sarà capito che il jazz è il mio secondo amore, e magari prima o poi allestirò un blog anche per lui, facendo concorrenza al mio amico Luca Conti


Topo Lino, Sorcettino & c., naturalmente, impallidiscono di fronte al genio disneyano e a Floyd Gottfredson, Al Taliaferro e collaboratori:



Quella che segue è la prima apparizione di Pippo! (Dippy Dawg, poi Goofy):



Ma nonostante l’epocale novità delle strisce e delle tavole americane, il settimanale non muta rotta e mantiene l’impostazione un po’ raffazzonata dei primi numeri. Evidentemente, nonostante Gottfredson e collaboratori, con fumetti che sono trent’anni avanti rispetto agli inglesi di Jumbo, le vendite non premiano affatto il nuovo settimanale. Sul mercato collezionistico, i primi sei numeri sono davvero introvabili, ma anche quelli successivi, ancora fino a gennaio 1934, restano di difficilissima reperibilità: segno che erano molto poco diffusi.

Nel n. 2 di Topolino abbiamo visto Pisellino, un personaggio di Buriko (alias Angelo – o AntonioBurattini). Mi piacerebbe fornire qualche dato biografico su questo autore, ma sembra davvero impossibile trovare qualcosa: non ne parlano, tra l’altro, nemmeno Paola Pallottino e Antonio Faeti. Molte altre tavole di Pisellino vengono pubblicate nel corso del 1933, e anche in seguito. Sono cose ovviamente lontanissime, sotto ogni aspetto, dagli stimolanti comics di Gottfredson, ma niente affatto disprezzabili, a volte perfino con un vago accenno di ricerca formale:






Fra l’altro Pisellino sarà il protagonista di uno dei primissimi “albi” di Nerbini, ovvero i leggendari fascicoli aperiodici che raccoglieranno le storie pubblicate a puntate sui settimanali: li vedremo presto.
Pisellino, nel 1933, fatte le debite proporzioni, è un po’ la seconda star del giornale. Nel 1939 avrà addirittura l’onore di un settimanale intitolato a lui, dalla vita travagliata. Per ora è il primo funny animal italiano, più o meno contemporaneo del Formichino di Roberto Sgrilli, pubblicato sul Corriere dei Piccoli. Ma rispetto a quello, Pisellino sarà il protagonista di autentiche e lunghe – ancorché molto ingenue – storie avventurose, ispirate ai classici disneyani ma originali per stile e per le atmosfere provinciali, quasi strapaesane. Ma anche di questo riparleremo, spero presto.

domenica 21 febbraio 2010

Topolino e Topo Lino: un caso unico


Annata 1933



Nel post precedente ho dimenticato la doverosa scheda bibliografica:

TOPOLINO. A. 1, n. 1 (31 dic 1932) - a. 18, n. 738 (9 apr. 1949); vol. 1, n. 1 (apr. 1949) - . - Firenze: Casa Editrice G. Nerbini, [1932] - . - Fumetti b/n e color. ; 35x25 cm. - Settimanale. - Tit. dei n. 3 (14 gen. 1932 [i.e. 1933]) e n. 4 (21 gen. 1933): Il giornale di Topo Lino. - Il formato dall’a. 8. n. 355 (12 ott. 1939): 37,5x26,5 cm. ; dall’a. 9, n. 382: 36x26 cm. - Luogo ed editore dall’a. 4, n. 137 (11 ago. 1935): Milano : Walt Disney - Mondadori. - Il complemento del titolo dall’ a. 4, n. 119 (7 apr. 1935): Mickey Mouse ; il complemento del titolo scompare con l’a. 4, n. 121; il complemento del titolo dall’ a. 6, n. 216 (11 feb. 1937): Grandi avventure ; il complemento del titolo dall’ a. 12, n. 545 (25 mag. 1943): L’avventuroso - Giungla. - Ha per suppl.: Topolino. Supplemento.

Non racconterò nei particolari vicende entrate nella Storia del Fumetto e ripetute innumerevoli volte. Mi limito a una serrata cronistoria: Guglielmo Emanuel, futuro direttore del Corriere della Sera, che rappresenta Disney (e il King Features Syndicate: cosa molto importante, questa, per gli sviluppi futuri), vede i primi due numeri di Topolino e chiama al telefono Giuseppe e Mario Nerbini, diffidandoli dal proseguire con le uscite. Abbiamo sentito, in proposito, la viva voce di Mario Nerbini. Lui stesso ha raccontato l’episodio anche in un paio di altre interviste. Evidentemente, l’autorizzazione chiesta ed ottenuta dalla E.I.A. non è sufficiente, per pubblicare brevi storielle con Mickey Mouse come protagonista.

Ecco, fra l’altro, un documento, tratto da L’Eco del Cinema n. 77 (1930), che testimonia l’origine del nome italiano di Mickey Mouse:


Forse Emanuel gioca un po’ “sporco”? Che colga al volo l’occasione, visto che – a quanto pare – aveva già cercato inutilmente di vendere il materiale a fumetti Disney al Corriere dei Piccoli e a Lotario Vecchi? È solo una speculazione, intendiamoci, basata su antiche ricerche (Ferraro, Salvucci, Trinchero e altri) mai supportate da adeguata documentazione. I Nerbini comunque fermano la stampa del terzo numero di Topolino, che viene rivoluzionato: la testata diventa Il giornale di Topo Lino, e vede protagonista un simpatico sorcetto, di nome appunto Lino, disegnato da Giove Toppi:


Notate la data sbagliata, 1932 invece di 1933, corretta a mano in questa copia.
Ed eccolo, Giove Toppi, con un giocatore non identificato della Fiorentina, nel 1932, sul vecchio campo di calcio di Via Bellini, a Firenze:



A pagina due, una breve giustificazione:


Vengono “censurati” anche alcuni fregi disegnati da Toppi:



Appare anche un nuovo artista, Gaetano Vitelli, che incontreremo spesso nei prossimi dieci anni, alle prese anche lui con Lino il Topo:



Anche il numero quattro di Topolino (21-1-1933) ha la stessa impostazione:



Topo Lino sarà ripescato nel 2002 in una curiosa e pregevole operazione di recupero postmoderno, ad opera di Luca Boschi e Michele Emmer, con il contributo di nove altri autori italiani, disneyani e non. Il fascicolo Lino il Topo e la “matematica veneziana” viene stampato in duecento esemplari fuori commercio, in occasione del convegno veneziano “Matematica e Cultura 2002:



Il contributo di Maurizio Amendola:



Intanto, i Nerbini padre e figlio vanno a Roma: di fronte alle rimostranze di Emanuel, che mostra loro le strisce e le tavole domenicali di Mickey Mouse, dichiarano la propria buona fede e si dicono pronti ad acquistare i diritti di riproduzione, seduta stante. Ceduta loro a caro prezzo l’esclusiva, Emanuel mostra ai Nerbini altro materiale del KFS: ci sono Tim Tyler’s Luck di Lyman Young, disegnati in realtà da Alex RaymondFrank Merriwell di Gilbert Patten.

I Nerbini tornano a Firenze con in tasca anche quelle novità, in attesa che giungano dall’America le tavole originali. Il numero cinque di “Topolino” esce con ancora Lino il Topo in copertina, ma di nuovo con la testata originale e un trionfale annuncio in seconda pagina:


venerdì 19 febbraio 2010

TOPOLINO 1 (1932-33)

Vediamo le cose dall’inizio. Esattamente due settimane dopo l’esordio di Jumbo, esce il primo numero di “Topolino” (31 dicembre 1932):



All’inizio, il nuovo settimanale, edito da Nerbini di Firenze, una casa editrice specializzata in letteratura popolare, ha davvero ben poco che possa fare concorrenza a Jumbo. Magari due sole settimane di scarto sono troppo poche per giustificarlo, ma forse Giuseppe Nerbini e il figlio Mario cercano solo di sfruttare alla bell’e meglio il colossale successo del settimanale SAEV. Il direttore è Paolo Lorenzini (che si firma Collodi Nipote), ma benché affermi di voler fare di Topolino un giornale educativo, gli presta ben poca cura.
La testata e la storiella iniziale sono attribuibili a Giove Toppi, all’epoca, e per molti anni a venire, principale artista in forza alla Nerbini.
Ecco (elettrizzante!) una testimonianza davvero unica: la viva voce di Mario Nerbini, nel 1966:


Muzicons.com
 


La registrazione (telefonica) è quella che è, ma il documento, assai più lungo e articolato, è fatto con uno dei primi registratori a cassette, nel 1966, da Francesco De Giacomo!
Questo è il restante contenuto del primo numero:


Analizziamo il contenuto del piccolo editoriale di pagina due: si accenna solo al Topolino cinematografico, ringraziando il Consorzio E.I.A., distributore dei disegni animati di Topolino in Italia. Fra l’altro, è stata la Società cinematografica Pittaluga a inventare, prima del 1930 e dei proto fumetti del “Popolo di Roma” (magari ne parleremo a suo tempo) il nome italiano di Mickey Mouse. Nessuna menzione dei fumetti di Floyd Gottfredson, pubblicati sui quotidiani fin dal 1930.




Antonio Burattini, in arte Buriko, è il secondo “Disney italiano”. “Oggi lavoro io!” era lo strillo sui manifesti degli shorts di Mickey Mouse, posti davanti ai cinematografi:



Come si fabbricano i cartoni animati di Topolino” proviene probabilmente da qualche brochure ufficiale della Disney, perché pur approssimativamente tradotti, usa a proposito alcuni termini tecnici:



Il resto è riempitivo, compresa l’ultima pagina, di solito appannaggio delle serie più importanti:





È evidente che manca del tutto un progetto editoriale. Mancano gli autori, mancano i personaggi: c’è solo Topolino, apocrifo, e oggi diremmo che non è poco, visto che questa testata è ancora in edicola, dopo quasi ottant’anni, oltre 3500 numeri, innumerevoli supplementi e collane parallele e due cambi di editore! Topolino ci è estremamente familiare e queste immagini, per quanto arcaiche, ci emozionano subito. Ma, esaminando il primo numero del settimanale nel contesto dell’anno fumettistico 1932 (che è l’ “oggi” della nostra narrazione), appare subito la schiacciante superiorità di Jumbo.
Il vantaggio dei milanesi, comunque, non durerà a lungo.